Storia e Tradizioni
Punto d’incontro, nei secoli, tra civiltà e culture diverse, pur conservando una propria identità, terra soprattutto contadina, seria, paziente, ricca di tradizioni ma che sa anche essere ospitale e aperta, il Trentino Alto Adige è una regione che offre al visitatore accorto delle bellezze naturali incomparabili.
Grandi gruppi montuosi dalle cime perennemente innevate, fitte e lussureggianti foreste, numerosi laghi, piccoli e grandi, dai nomi e dai colori romantici, distese di prati alpini ricchi di fiori ed erbe profumate; ma anche bellezze architettoniche, castelli, palazzi e tanti piccoli villaggi montani dove il tempo pare si sia fermato.
La vite coltivata nelle vallate diviene un tutt’uno con il paesaggio in un’ordinata sequenza di pergolati e filari, spesso abbarbicati su ripidi pendii sostenuti da piccoli muretti di sassi, che con la loro perfezione geometrica seguono armonicamente il disegno delle colline. Queste caratteristiche morfologiche così varie creano diversi microambienti sia per quanto riguarda la composizione dei terreni, sia per il differente clima, che permettono la coltivazione di numerosi vitigni, locali e autoctoni.
Le forti escursioni termiche fra il giorno e la notte, nel periodo prima della vendemmia, favoriscono inoltre la formazione di eleganti profumi, che vengono esaltati poi dalla freschezza dei vini. Per questi fattori e per l’antica tradizione plurisecolare che accompagna la produzione enologica di queste terre, il vino trentino – alto atesino si differenzia e caratterizza rispetto ad altre zone viticole con una personalità particolare ed inconfondibile che, nella molteplicità delle varie tipologie, permette di accompagnare qualsiasi tipo di piatto o preparazione gastronomica.
Nella zona subalpina forme selvatiche di vite erano presenti sin dall’inizio del Terziario. Nonostante l’azione devastatrice delle successive epoche glaciali, la vite silvestre riuscì a ridiffondersi e ad essere avviata ad una rudimentale coltivazione dalle comunità umane presenti. A conferma di questo si possono ricordare i reperti risalenti all’età del Bronzo rinvenuti nelle zone palafitticole del Garda, di Ledro e di Fiavè. A queste viti autoctone vennero progressivamente a sovrapporsi o a mescolarsi le varietà di vite originarie dell’area caucasica.
Nella Penisola, compresa la zona subalpina, le forme selvatiche subirono dunque un’azione di ibridazione naturale ed una costante pressione e selezione ad opera dell’uomo, fino ad evolversi nelle varietà coltivate. L’asta atesina (Valle dell’Adige) fu interessata anche dalla trasmigrazione dei Celti provenienti d’oltralpe. In particolare alcuni nuclei celtici dei Galli colonizzarono le pendici delle Prealpi Bresciano – Veronesi per poi stabilirsi nella Valle dell’Adige ove affiancarono alla costruzione di insediamenti urbani e di altre attività economico agricole la coltivazione della vite e la produzione ed il commercio del vino
La successiva presenza romana agì nel solco della precedente tradizione stimolando, come altrove, il perfezionamento delle tecniche di coltivazione e di trasformazione. Di questa fiorente attività ne sono testimonianza numerose opere letterarie della civiltà classica (Svetonio, Tubillio, Plinio, Catone, etc)
La tradizione vitivinicola atesina subì una contrazione in coincidenza dello sfaldamento dell’Impero Romano e delle invasioni barbariche. Nei secoli XV e XVI si assistette all’introduzione e diffusione di vitigni particolari come il Marzemino in Val Lagarina. Grazie allo straordinario evento del Concilio di Trento (1545 – 1653) ed all’opera del Mariani, che del Concilio fu attento cronista, i vini trentini divennero conosciuti ed apprezzati anche al di fuori dei locali confini.
La seconda metà dell’ottocento fu caratterizzata dalla penetrazione di tre avversità devastanti quali l’oidio, la peronospera e la fillossera che determinarono alcuni anni di crisi profonda in molte regioni europee.
Preminente , nella rinascita viticola post – fillosserica, fu il ruolo esercitatodall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, istituzione fondata nel 1874 e tuttora elemento ispiratore della viticoltura e dell’agricoltura del territorio atesino.
Visitiamo il territorio e le sue produzioni:
La viticoltura trentina si estende su una superfice di circa 12.810 ettari. La produzione di vino è di circa 953.000 ettolitri all’anno il 45% è bianco e il 55% è nero, il 79,1% è a DOC., la maggior parte dei quali (80 %) è gestita dalle cantine cooperative. Contestualmente esiste una nutrita schiera di aziende vitivinicole di medio – piccole dimensioni “i vignaioli” che sta sviluppando un ottimo lavoro di valorizzazione delle peculiarità locali.
Sui pendii e le colline della Val d’Adige fra Merano e Salorno, e nella Valle d’Isarco fra Bolzano e Bressanone, i vigneti caratterizzano fortemente il paesaggio.
Solo i vigneti del Lagrein nel quartiere di Gries a Bolzano, e quelli all’estremo sud della provincia in corrispondenza di Salorno, si estendono in pianura. Da alcuni anni, anche la media e bassa Val Venosta sta vivendo una fase di rilancio come più “giovane” zona a DOC dell’Alto Adige.
Alla nota e spesso decantata varietà del paesaggio altoatesino corrisponde una varietà altrettanto ampia di uve. Una ricchezza di vitigni che è senza dubbio il risultato di condizioni climatiche eccezionalmente favorevoli e della composizione dei suoli nelle diverse zone.
Tre sono i vitigni e i vini autoctoni dell’Alto Adige: la Schiava, il rosso più tipico e diffuso dell’Alto Adige, il Traminer aromatico, oggi conosciuto in tutto il mondo e il Lagrein scuro, un riscoperto vino di spessore internazionale.
Da circa un secolo si coltivano però in Alto Adige anche altri importanti vitigni “internazionali”: Pinot nero, Merlot, Cabernet sauvignon e franc, Pinot bianco, Chardonnay, Pinot grigio, Silvaner, Müller-Thurgau, Riesling, Sauvignon, Veltliner verde e Kerner. Il moscato rosa, una specialità dell’Alto Adige e il moscato giallo come vini da dessert completano la gamma. A ciò si aggiungono poi circa 200.000 bottiglie di Spumante Alto Adige di qualità a base di uve Pinot bianco, Chardonnay e Pinot nero secondo il metodo tradizionale della rifermentazione in bottiglia.