Storia e Tradizione
Come suggerisce il nome, l’Emilia-Romagna é formata dall’unione di due aree specifiche con Bologna, Capoluogo regionale, piú o meno sulla linea di demarcazione. L’Emilia occupa la parte occidentale della regione con le sue prosperose provincie allineate lungo l’antica Via Emilia, una strada costruita dagli Antichi Romani e che é tuttora una delle vie di trasporto principali fra Milano e la costa adriatica. La Romagna invece si estende ad est di Bologna fino al Mare Adriatico, con la storica cittá di Ravenna e la famosa destinazione estiva di Rimini.
Il vigneto Emilia Romagna in numeri si presenta con grandi cifre: 58.237 ettari di superficie vitata, si sono tradotti in 4.733.000 ettolitri, di cui il 43% è bianco e il 57% è nero, il 21,4% è a DOC.
Alcuni cenni sulla storia del vino
L’Emilia Romagna evoca, in campo enologico, vini spensierati, spesso frizzanti ed abboccati. La visione che ci appare della regione è quella di vigneti destinati alla produzione di grandi quantità con uve per prodotti spesso di modesto contenuto alcolico. Ciononostante, in questa regione dalla storia sempre agitata, ricca ed intensa, dove persino il Cabernet Sauvignon frizzava, a partire dagli anni Settanta, una nuova tendenza ha riformato i canoni enologici. Hanno visto la luce anni di frenesia, in cui i migliori produttori si sono impegnati per recuperare il tempo perso dietro alla quantità dedicandosi unicamente alla qualità. L’attenzione rivolta a pratiche di vigneto alternative, alla selezione clonale, a sesti d’impianto più attuali, a nuove forme d’allevamento, a rese limitate ed impensate per queste zone. Più attenzione poi è stata posta all’innovazione in cantina, alle interazioni con i legni, ai giusti tempi di macerazione ed affinamento. In Emilia Romagna tutto ciò non è più un pensiero pionieristico, ma ormai una tendenza sufficientemente consolidata.
Visitiamo il territorio e le sue produzioni:
Il nostro itinerario può iniziare dall’ameno ed invitante paesaggio dei Colli Piacentini. Risalendo le valli Arda, Tidone, Trebbia, Nure che dalla pianura rimontano le colline piacentine s’incontrano terreni vocati dove nulla sembra affidato al caso e i dolci pendii sono fregiati da regolari geometrie di filari. In questi luoghi, ogni valle sembra possedere la sua vocazione e, se in Val Tidone regnano le uve rosse, la Val Trebbia è consacrata alla bacca bianca. Un piacevole territorio disseminato di 400 fra rocche e castelli con un re incontrastato: il Gutturnio, uvaggio di Barbera e Bonarda.
La D.O.C. Colli di Parma comprende tre sottodenominazioni, due relative a bianchi (Malvasia e Sauvignon) e una al Rosso che può essere ottenuto da uve barbera, bonarda e croatina. Doveroso un tuffo nello spumeggiante mondo del Lambrusco e delle sue denominazioni: Reggiano, di Sorbara, Salamino di Santa Croce e Grasparossa di Castelvetro. Di colle in colle, passati quelli che prestano il nome alle certificazioni di Scandiano e Canossa, assaggiato un fresco calice di Montuni del Reno doc, ecco i Colli Bolognesi. Qui sono prodotti nove vini dei quali tre rossi e sei bianchi. Ad eccezione del Barbera, del Bianco, del Riesling Italico e del Pignoletto che sono ottenuti con vitigni italiani (alcuni dei quali autoctoni), gli altri sono tutti d’origine francese.
A levante del Sillaro,entriamo nella zona ove oltre alla prima (1987) ed unica DOCG regionale Albana di Romagna (prodotto in più versioni: Secco, Amabile, Dolce e Passito) troviamo le doc Sangiovese di Romagna ottenuta da uve sangiovese più un 15 per cento d’altre tipologie a bacca rossa tipiche della zona, Trebbiano di Romagna vino quotidiano dallo stile inconfondibile prodotto in circa 110000 ettolitri annui, Ente Tutela vini di Romagna, Colli d’Imola, Colli di Faenza, Colli di Rimini, Pagadebit e Cagnina. Punto finale del percorso, la vasta zona posta nelle province di Ferrara e Ravenna. Quest’area, contraddistinta da terreni prevalentemente sabbiosi, tagliati da fiumi e canali, è denominata Bosco Eliceo ovvero la doc conosciuta come quella dei “vini della sabbia”.