Marche

Storia e Tradizioni

Le Marche sono un degradare di dolci colli e valli che dall’Appennino scendono al mare. Nelle zone interne sopravvivono borghi antichissimi, insediamenti medievali chiusi tra mura, castelli e rocche che sovrastano le colline. E proprio le colline rappresentano le zone più felici per il prosperare della vite e la produzione di ottime uve. La luminosità del sole ed il suo calore consentono di esprimere altre gradazioni zuccherine e delicati profumi, indispensabili per ottenere buoni vini di cui tutta la regione è ricca. La viticoltura è frammentata con aziende piccolissime o di medie dimensioni che stanno emergendo, verso le quali il pubblico svolge funzioni di guida e coordinamento, per tutta la filiera, dal campo al mercato.

E’ un fatto assodato che i vini marchigiani nell’ultimo decennio siano cresciuti notevolmente come qualità e immagine complessiva.

E’ facile infatti oramai trovare in tutti i concorsi nazionali e internazionali un vino marchigiano ai primi posti, ora il Verdicchio di Matelica, ora il Rosso Piceno, ora la Lacrima di Morro d’Alba. In particolare tra i produttori emerge una rinnovata spinta imprenditoriale. Tutti i prodotti agroindustriali compreso il vino, prodotto tradizionale per eccellenza, sono oggi frutto di aggiornatissime tecnologie ed accurati controlli qualitativi. Ecco una carrellata su vini e zone di produzione che hanno ottenuto la denominazione d’origine (D.O.C).

Visitiamo il territorio e le sue produzioni:

Si parte con il Bianchello del Metauro, che aneddoti storici ne testimoniano la presenza già nel 200 A.C. Il vino prende il nome dalll’ominimo vitigno al quale possono essere aggiunte uve malvasia fino ad un 5%. In totale sono compresi, nella zona di produzione, diciotto comuni della provincia di Pesaro a ridosso del bacino imbrifero del Metauro.

Il Bianco dei Colli Maceratesi, composto per la maggior parte da uve Trebbiano (50%) e Maceratino, con punte di Malvasia e Verdicchio. La zona di produzione interessa tutta la provincia di Macerata e zone dell’Anconetano.

Il Falerio dei colli Ascolani, prodotto nella vasta zona collinare della provincia di Ascoli Piceno da uve Trebbiano (80%) e percentuali di Verdicchio, Passerina o Pinot Bianco e Malvasia Toscana, da sole o insieme.

Il Lacrima di Morro d’Alba, che si ottiene da un vitigno autoctono conosciuto con il nome di Lacrima, viene prodotta in un ristretto territorio a nord del fiume Esino, facenti capo appunto al centro di Morro d’Alba. Possono concorrere alla sua produzione anche uve Montepulciano e Verdicchio, in misura non superiore al 15%. Di color rosso rubino, ha origine da un vitigno molto antico tanto che se ne parla già dai tempi del Barbarossa.

Il Rosso Conero, vanto della gente Anconitana, probabilmente identificato anche in quel vino “anconitano” già lodato da Plinio Caio Secondo e Strabone.Vinificato con uve prevalentemente di Montepulciano, interessa, come zona di produzione, i comuni di Ancona e il territorio limitrofo, fino a zone di Castelfidardo e Osimo.

Il rosso Piceno è senza dubbio il vino piú diffuso delle Marche. La zona di produzione si estende dal Tronto al Cesano. Si ottiene da uve in prevalenza Sangiovese e Montepulciano, con punte di Trebbiano e Passerina. Necessita di un invecchiamento di oltre un anno, meglio se in botti di rovere.

Il Sangiovese dei colli Pesaresi è una variante tutta Marchigiana di un prodotto diffuso in tutta Italia. Vi possono concorrere, nella produzione, uve di Montepulciano e Cigliegiuolo, fino ad un massimo del 15 %. Prodotto in un comprensorio che va dalle colline di S. Bartolo nel pesarese, fino ai confini con la Romagna deve la sua fama all’ubertosità delle colline pesaresi.

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica sono due varianti geografico dello stesso vitigno. La coltivazione di questo vitigno, probabilmente autoctono si estende lungo le rive dell’Esino fino alle zone collinari. Nella variante di Matelica viene prodotto dal vitigno omonimo, delle zone della sinclinale camerte, un altopiano pedemontano con al centro il comune di Matelica. La differente altitudine e conformazione geologica conferiscono a questo vino un colore piú intenso e un profumo piú fruttato rispetto a quello dei castelli di Jesi.